
SAINT PETER'S SQUARE, VATICAN CITY, VATICAN - 2019/05/22: Pope Francis poses for a photo during the weekly General Audience in St. Peter's Square. The General Audience is held every Wednesday, when the Pope is in Vatican, in Saint Peter's Square which can accommodate around 80,000 people. During the General Audience, also called Papal Audience, the Holy Father addresses the crowd in different languages. (Photo by Giuseppe Ciccia/Pacific Press/LightRocket via Getty Images)
In Vaticano, alla presenza di Papa Francesco, si è concluso oggi l’evento “Il calcio che amiamo”, organizzato dalla Gazzetta dello Sport in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, la Federcalcio e la Lega Calcio di Serie A. Il Pontefice, alla presenza di alcuni campioni di questo sport e di 5mila ragazzi, ha tenuto un discorso nel quale ha posto l’attenzione sulla bellezza del calcio e dello spirito che lo anima, soprattutto a livello amatoriale, invitando anche i grandi campioni a non dimenticare mai da dove hanno cominciato e a tenere sempre presenze che il calcio è soltanto un gioco, il più bello del mondo. Il Papa infatti ha detto:
“Per favore, custodite la amatorialità. Che non finisca la bellezza del calcio nel ‘do ut des’ dei negozi finanziari”
E ha poi aggiunto, rivolgendosi ai campioni presenti nell’Aula Paolo VI:
“Non dimenticate da dove siete partiti: quel campo di periferia, quell’oratorio, quella piccola società e di sentire anche la responsabilità educativa, da attuare attraverso una coerenza di vita e la solidarietà con i più deboli, per incoraggiare i più giovani a diventare grandi dentro, e magari anche campioni nella vita”
Il Papa si è rivolto anche ai genitori:
“Purtroppo assistiamo tra i giovani a fenomeni che macchiano la bellezza, a genitori che si trasformano in manager e ultrà. La federazione italiana ha la parola giuoco nel nome, il calcio è un gioco, ma rende felici, dà libertà, piace perché si rincorre un sogno senza diventare per forza campioni. I genitori aiutino ed esortino soprattutto dopo le sconfitte: la panchina non è una umiliazione ma una occasione di crescita perché, al di là della partita, c’è la vita che aspetta i bambini. Alleatevi con società sportive e allenatori per non trasformare i sogni dei ragazzi in facili illusioni destinate a scontrarsi con la realtà. Siate complici del sorriso dei vostri atleti”